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Terapia di coppia, l’incontro di tante storie

La terapia di coppia differisce da quella familiare e da quella individuale non solo per le caratteristiche strutturali del sistema, ma anche per molti degli elementi costitutivi del processo terapeutico, tra cui gli obiettivi e gli esiti dell’intervento.
La terapia di coppia raramente prevede un sintomo da estinguere o un ambito di fragilità specifico su cui lavorare, per cui gli obiettivi terapeutici sono molteplici e meno chiari.
I coniugi arrivano in terapia sull’onda della stanchezza di un meccanismo che si è inceppato e la richiesta che fanno al clinico è spesso controversa. Numerose volte la domanda presentata riguarda la struttura del sistema e investe una specifica decisione: continuare a stare insieme o separarsi.

Spesso accade che i due partners, in realtà, per quanto continuino a lamentarsi sono vincolati da una lealtà segreta, essi non vogliono che il gioco finisca: “I due partners […] sono ugualmente inseparabili, vittime complici di uno stesso gioco, uniti insieme da una stessa paura: non quella di perdere l’altro come persona, ma come partner del gioco” ( Paradosso e controparadosso, Feltrinelli, 1975 Milano, p. 38) . La persona è affezionata al gioco, se perde il partner farà di tutto per trovarne un altro e alla fine ci riuscirà. Altre volte, il conflitto di coppia e la relativa domanda terapeutica sono solo la punta dell’iceberg di un malessere più sotterraneo e individuale.
Il clinico si trova pertanto a lavorare con registri plurimi: uno esplicito e uno implicito, uno coniugale e uno individuale, uno richiesto e uno temuto. Di conseguenza, la domanda rispetto alla correlazione tra psicoterapia e cambiamento diventa ancora più controversa, nell’ambito di coppia, e porta con sé un altro interrogativo: che cosa si intende per “successo terapeutico”?
Dante Ghezzi(2004) insegna che un successo terapeutico nel corso della terapia di coppia lo si osserva quando
“a seguito del lavoro terapeutico si assiste ad una ripresa di competenze nel rapporto oppure allo sviluppo della capacità, prima bloccata, di uscire da un legame logorante, attraverso la separazione”. 

In alcuni casi mi è capitato di lavorare con coppie che vogliono intraprendere un percorso a seguito di un tradimento.
Il tradimento deve essere inizialmente espresso con rabbia, con dolore, con rancore magari, ma deve trovare uno spazio di accoglienza e di contenimento; il territorio terapeutico diventa questo spazio di contenimento. Nel contesto di una terapia di coppia trovare uno spazio dove manifestare le proprie emozioni rispetto alla ferita del tradimento significa trovare soprattutto un ascolto e successivamente lasciare spazio ad una risposta e cominciare così ad ascoltare l’altro come altro da sé.

Quanto più l’esperienza del patto tradito è ricongiungibile con l’assetto collusivo di coppia e con la propria storia personale, tanto più questo processo di individuazione sarà efficace.
Nel profondo sappiamo che non può esserci  una concentrazione su di sè se non dopo il processo di differenziazione prima e di individuazione poi. Dopo cioè quel processo attraverso il quale ci apriamo alla reciprocità e alla comprensione di essere una cosa diversa dall’altro senza che questo significhi giustificarlo.(Il dolore del divorzio. Terapia, mediazione e cura della famiglia separata di Giancarlo Francini).

Le problematiche che la coppia presenta in terapia hanno sempre a che fare con processi incompleti o disfunzionali di differenziazione intergenerazionale, cioè con i processi incompiuti di appartenenza e autonomia del singolo dalla propria famiglie di origine e di conseguenza con la difficoltà a stabilire un nuovo e funzionale vincolo di alleanza a livello della propria coppia.

“Il matrimonio consiste in un particolare e potente processo dialettico che oscilla attraverso il continuum appartenenza – individuazione. […] La base per il successo di questa complessa dialettica è il processo di appartenenza – separazione già sviluppato nella famiglia di origine. La capacità di appartenere alla propria famiglia d’origine avendo contemporaneamente il coraggio di individuarsi, evolve lentamente. Il processo può subire molte interruzioni senza danni irreparabili, ma ogni distorsione crea le basi di future difficoltà nel matrimonio. (C.A. Whitaker, pag.101)”.